Qualche italiano in piu' non guasta mai! ( p. 3 )

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Sardegna e Toscana, allegre e pimpanti come sempre, tornarono nell'albergo dove alloggiavano, il quale si trovava sulla riva opposta a quella di piazza San Marco, per fare due chiacchiere tra amiche senza nessuno intorno che le potesse disturbare. 
Le due cugine non si vedevano da tempo ed erano state felici di aver avuto l'opportunità di rivedersi.
Appena arrivate in hotel, salirono al piano dove si trovava la camera, la quale era non troppo distante dall’ascensore. Tutte le pareti erano rivestite con la tappezzeria tipica veneziana ed era color rosso scarlatto. 
- Letto, vien’ a me! - scherzò Toscana, aprendo la porta della stanza e buttandosi nel suo letto, il quale aveva dei bellissimi lenzuoli del medesimo colore delle pareti.
Sardegna rise e fece lo stesso. 
Le cugine si misero a parlare della giornata trascorsa; per Sardegna fu interessante conoscere altre nazioni e fare amicizia e per Toscana fu una grande gioia rivedere i suoi amici dopo tanto tempo e di aver fatto una nuova conoscenza. 
Insomma, erano entusiaste del loro primo Meeting. 
- Senti ti posso domandare una cosa Sara? - chiese a un certo punto la sarda con sguardo curioso. - Ma come mai Feli ha invitato solo noi di tutte le regioni, al meeting? - 
- In realtà m’ha detto (c)he l’aveva (c)hiamaŧi tutti, ma Lazio e Sicilia gli hanno detto (c)he un gl’interessava partecipà e quell’altri o avevano altr’impegni o avevano de’ problemi regionali da risolvè…-
- Aaaah Capito. Certo che è un peccato, mi sarebbe piaciuto rivedere Lombardia e Emilia-Romagna! E‘ da un sacco che non ci vediamo con loro…-fece sbuffando.
- Già, c’hai proprio ragione. (C)homunque…dimm’un pò Fra...c’hai progetti pe’ le prossime settimane? - chiese la toscana alla ragazza seduta nel letto di fronte al suo.
- No, tu? - ripose lei. 
- Nemmen’ io. - 
Ci fu un po' di silenzio, il quale venne interrotto subito dalla sarda.
- Sono stata contentissima di incontrare tutte quelle nazioni potenti...mi sono sentita così piccola, Stesso!- 
- Fidaŧi, eh la son tutti morto simpaŧici! Inoltre son degl’ottimi amici, chi più e chi meno. M’ è garbaŧo molto rincontrarli. Almeno mi son distratta un po’. La sono (c)hosì stressata in questo periodo...c’avrei proprio bisogno d’ una va(c)hanza. - disse Sara, sdraiandosi a pancia in giù abbracciando il cuscino, già immaginandosi una delle sue belle spiagge dell’ Isola d’Elba. 
- Già. - fece Francesca, che la pensava allo stesso modo della cugina.
Dopo qualche secondo di silenzio entrambe si guardarono negli occhi, convinte di aver pensato alla stessa idea.
- Perché non organizziamo una vacanza con i nostri amici?! - dissero all'unisono, per poi iniziare a ridere. Furono contente del lampo di genio che era venuto a entrambe. 
- Allora, intanto dobbiamo decidè chi portà. - fece Toscana fra sé e sé, mentre si portava una mano sul mento con fare pensieroso. 
- Bhè, sicuramente saremo tanti, più si è più ci si diverte! Quindi che ne dici dell'Asse, gli Alleati e in più Prussia e Romano? - continuò Sardegna. 
- Sì, un c’è male! Direi (c)he vabbene! Però, dato (c)he la saremo in diversi, le ŧappe di’ viaggio le dovremmo decidè insieme, un ti pare? - domandò Toscana, rimettendosi a sedere sul letto con le gambe incrociate, per guardare direttamente la cugina mentre parlava. 
- Anche quello è vero...idea! Che ne dici di chiedere alle nostre fate di dare ai ragazzi un invito? Così possiamo incontrarci tutti in un punto qui a Venezia e discutere del viaggio e del mezzo di trasporto! Che te ne pare? - propose la sarda. 
- Direi (c)he l’è perfetto!- esclamò a quel punto Toscana, facendo un salto di eccitazione per poi correre a prendere carta e penna per gli inviti.
La castana tirò fuori dalla sua piccola valigia un astuccio pieno di pennarelli, pennini e inchiostri di diversi colori, il quale si portava costantemente dietro, tante le volte l’ispirazione per disegnare venisse quando meno se l’aspettava. Toscana così iniziò a decorare dei semplici fogli di carta che aveva con sé, per renderli dei bellissimi inviti, per poi passarli man mano a Sardegna, la quale si mise a scriverci sopra tutte le informazioni del caso e per invitare le varie Nazioni che avevano in mente. Infatti aveva una bella calligrafia, più elegante rispetto a quella semplice di Sara.
Finito il lavoro, le ragazze chiamarono le loro amiche fate grazie ad un amuleto speciale che le avevano dato in dono. Così nel caso avessero avuto bisogno del loro aiuto, sarebbero accorse in men che non si dica.
Pochi minuti dopo, dieci graziose fatine entrarono dalla finestra. Cinque di loro, le fate amiche di Sardegna, indossavano degli abitini ricamati di bianco che sembravano luccicare alla luce della luna, con del pizzo ai bordi. Sui capelli avevano una fascia color crema e ognuna di loro aveva un colore di capelli diverso; andavano dal nero corvino, castano scuro e castano rossiccio al color miele e biondo. 
Le altre cinque, invece amiche di Toscana, erano molto diverse per modo di vestire. La prima, Flora, indossava un piccolo abitino sui toni del verde, decorato con qualche piccolo fiore arancione, che riprendevano il colore aranciato dei suoi occhi. Uno di essi le ornava persino i capelli lisci e marrone chiaro, acconciati in una specie di crocchia particolare. La seconda, Priscilla, indossava un vestitino sui toni del viola decorato con vari nastri color lilla, come la tonalità dei suoi occhi. Uno di essi era pure attorcigliato nel groviglio di capelli ricci e mori che aveva sulla testa. La terza fatina, questa volta dagli occhi argentati, era Serenella, la quale indossava un mini abito azzurro decorato con tante piccole sfere di cotone bianco e fra i capelli mossi e marroni aveva una passata azzurra decorata con un pezzetto di cotone. 
La quarta, Fauna, aveva i capelli mossi, lunghi fino alle spalle e di un bel rosso acceso, gli occhi erano ambrati e indossava un vestito fatto con foglie di castagno, alcune delle quali indossava anche ai piedi. L’ultima fata si chiamava Serina, aveva i capelli ricci, lunghi e castani. I suoi occhi erano color verde foresta e indossava un abito fatto come quello di Fauna. 
Le fatine vestite di bianco erano le yanas, fate che vivevano in Sardegna da millenni dentro delle rocce. Le yanas, però, non sono tutte buone; ci sono anche delle streghe che possono tramutarsi in serpenti o gatti e, di conseguenza, spaventare gli uomini. Queste fate sono famose per la loro abilità nel maneggiare tessuti, ceramiche e bronzo, preparano sempre ottimi dolci e ogni ben di Dio e sono sempre state delle creature dolci e gentili.
Flora, Serenella e Priscilla erano invece delle Fate di Berticagnana, che vivono in Toscana. Abitano da sempre in un antro naturale nelle vicinanze della cittadina di Altagnana e sono delle fate abilissime nel filare stoffe preziose, di una qualità che agli umani sarebbe impossibile ottenere. Solitamente sono restie a mostrarsi agli uomini, ma talvolta accettano di buon grado il contatto con persone delle quali percepiscono la cortesia e la nobiltà d’animo. 
Invece Serina e Fauna erano delle Fate di Pulica e anch’esse vivono da sempre in Toscana. Abitano da millenni in un profondo antro nelle vicinanze del borgo medievale di Pulica. Nelle prime notti di autunno, ciascuna di loro esce dalla caverna reggendo una piccola lanterna, dirigendosi a raccogliere marroni nei castagneti della zona.
Francesca e Sara sorrisero nel vederle. 
- Ciao, Fra! - fece la piccola yana dai capelli biondi, svolazzando intorno alla ragazza, la quale rise. 
- Ciao ragazze! (C)he bello vedevvi! - fece la toscana alzandosi e andando incontro alle fatine. 
- Allora, come mai ci avete chiamato? - chiese curiosa la yana dai capelli corvini. 
- Bhè...avremmo bisogno di un piccolo favore… - disse Sardegna guardando le fate. 
- Abbiamo pensato a una va(c)hanza (c)hoi nostri amici, ma abbiamo bisogno (c)he voi (c)honsegnaste gl’inviti, (c)hosì da potecci trovà tutt’ insieme davanti a i’ campanile (q)hui a Venezia. Potreste fallo pe’ noi? - continuò la toscana.
- Certo che sì! - rispose prontamente Flora sorridendo con fare allegro.
- Per noi sarà un giochetto da fatine! - esclamò la yana dai capelli rossicci. 
Sardegna e Toscana si scambiarono uno sguardo complice. Erano sicure che le loro amiche le avrebbero aiutate. 
- Dateci solo una notte e domani mattina alle 11.00 in punto i vostri amici saranno davanti al campanile! - disse Fauna convinta. 
- Ora riposatevi, al resto ci pensiamo noi! - intervenne con fare tranquillo e sorridendo dolcemente Priscilla. 
- Grazie! - dissero le due regioni sorridendo alle fatine.
- Ma…aspettate mi ero dimenticata che fra poco ci sarà la Festa della Primavera e vi devo ancora finire di aiutare, Stesso! - fece Sardegna entrando leggermente in ansia. 
Dopotutto era dall’inizio di Marzo che le fatine le avevano chiesto di aiutarle nella preparazione della festa, che si sarebbe tenuta pochi giorni dopo. Se andava via in vacanza proprio adesso a metà Aprile, momento in cui la primavera è nel suo più bel periodo, come avrebbe fatto?
- Non ti preoccupare Francesca, ce la caveremo. E dopotutto una bella vacanza te la meriti! - le fece sorridendole comprensiva la yana dai capelli color del miele.
- Sul serio? Però…- fece la sarda dispiaciuta.
- Niente però! Una vacanza Francesca ti ci voleva quindi niente storie. Se ti diciamo che ce la caveremo, puoi fidarti di noi! - le disse decisa la yana dai capelli rossicci volandole a un centimetro dal naso.
- Sentiŧo? Tu pòi andà tranquillamente in va(c)hanza! - fece allegra Toscana mettendosi le mani sui fianchi.
- Allora grazie mille ragazze! - le ringraziò a quel punto la sarda tutta contenta.
Dopodiché le dieci fate uscirono dalla finestra con un preciso compito da svolgere.
Intanto Francesca e Sara andarono a letto, poichè dovevano essere pronte e fresche per l'indomani.
La mattina seguente un raggio di luce andò a posarsi sugli occhi addormentati di Toscana, la quale si svegliò sbattendo le palpebre più volte, leggermente indispettita da quella luce fastidiosa che le aveva disturbato il sonno. Si mise a sedere sul suo letto e ancora mezzo addormentata e sbadigliando stile ippopotamo, posò gli occhi prima su sua cugina che dormiva e poi sull'orologio...erano le 10:35.
- Mmmhh le 10:35…LE 10:35?!?!- esclamò la ragazza sgranando gli occhi rendendosi conto dell’ora che era. 
Nello stesso istante scese dal letto e andò a svegliare Sardegna. Per la fretta, le cadde quasi addosso.
- Fra, Fra, mòviti a svegliatti! C’abbiamo solo 25 minuti pe’ preparacci! (C)horaggio! - le disse con il suo solito fare molto energico, scuotendola e togliendole le coperte di dosso. 
Purtroppo la sarda quando veniva svegliata bruscamente, si comportava quasi come fosse uno zombie e non riusciva a fare quasi niente. Praticamente il suo cervello elaborava tutto con una lentezza paurosa, diversamente dal solito. 
Un “ Uuugh? “ da cavernicola, fu tutto quello che rispose alla toscana. 
Sara era già andata a fare una doccia e Francesca ne approfittò per cercare di svegliarsi, ma ogni musica e suono emesso dalle cuffie del suo Ipod rimbombava nella sua testa. L’unica cosa che riusciva a sentire normalmente era la voce della cugina proveniente dal bagno. Infatti era solita canticchiare mentre faceva la doccia. Faceva sempre strano alla sarda sentirla cantare, poiché era l’unico momento in cui la castana parlava normalmente senza l’intercalare del suo dialetto. 
Comunque, per quanto riguardava la sua situazione attuale, le ci voleva solo una scusa valida per riportarla alla realtà, tipo quella del meeting della mattina prima. 
- Ti prego, Fra, svegliaŧi! - le disse la toscana disperatamente uscendo dalla doccia. - A Inghilterra un garbano i riŧardi! - continuò infilandosi l'accappatoio. 
Sardegna a quelle parole si svegliò dal suo mondo. Come aveva potuto pensare di fare un ritardo simile? Corse dentro la doccia, quasi urtando la cugina, si insaponò e si lavò più veloce della luce, uscì e si mise un asciugamano in testa e addosso per asciugarsi in fretta. L'espressione di Toscana, intanto, si tramutò da scioccata a maliziosa. 
Aveva trovato il punto debole di Sardegna: Inghilterra. 
Effettivamente i due la sera prima erano molto in sintonia e mentre la sarda parlava con l’inglese arrossiva sempre, pensò Toscana. Probabilmente si era presa una cotta per lui e non voleva fare brutta figura con il biondo, visto che non amava i ritardatari.
Dopo qualche minuto, dopo aver fatto colazione praticamente ingozzandosi per la fretta, le ragazze scesero le scale dell'hotel più veloci che potevano con le valigie e presero un traghetto per arrivare in piazza San Marco, per poi raggiungere il campanile...correndo, correndo e correndo per tutto il pontile, dalla fermata del traghetto fino alla piazza. Le due italiane stavano per perdere il fiato, quando arrivarono finalmente all'ingresso del campanile. 
Fortunatamente le nazioni non erano ancora arrivate, quindi ce l'avevano fatta appena in tempo.
- Maremma…ci s’è fatta. - fece Sara fra un sospiro pesante e l’altro, causato dalla corsa sfrenata fatta pochi secondi prima.
- Meno male…- disse la sarda sedendosi sugli scalini del campanile per riprendere fiato.
- Ehi, (c)hugina.. - fece Toscana ad un tratto, ancora col fiatone. - Ho scoperto i’ tu’ punto debole sai?- continuò con un sorrisetto malizioso. 
- Il...mio punto debole? - chiese Sardegna, non capendo quello che intendeva Toscana con quelle parole.
- Ti basti un nome: Inghilterra. - disse Sara, mettendo le mani sui fianchi e sorridendo. 
Francesca arrossì leggermente al suono di quel nome. Toscana ridacchiò per poi puntare un dito contro la cugina facendole l’occhiolino. 
- Ahah! Ti c’ho preso! Ti se’ presa una (c)hotta pe’ Inghilterra!- le disse per poi darle una pacca sulla spalla. 
- Lo sai che non sono l'unica Sara, ad essere innamorata? Vogliamo parlare di un certo ragazzo dai capelli rossi? - rispose la sarda, sorridendo furba. La toscana arrossì di colpo. 
- Bhè ecco…da i’cche tu l’hai (c)hapiŧo? - chiese piuttosto titubante. Quando si parlava di Scozia la ragazza perdeva completamente il suo modo di fare estroverso e sicuro.
- Diciamo che l’ho capito appena ho visto chi stava venendo verso di noi ieri sera, proprio dopo il comportamento strano che avevi nel chiedermi come stavano i tuoi capelli… - fece incrociando le braccia sorridendo maliziosamente. - Da quant’è che Scozia ti piace? - le chiese in seguito curiosa.
- Ecco…devi sapè che lui l’è i’ mi’ primo amore e…la sono innamorata di lui dalla prima vòrta (c)he m’ha sarvato durante la Se(c)honda guerra mondiale…ma lui ecco…-
- …Non lo sa. - fecero in coro.
Si guardarono e scoppiarono a ridere. A loro due capitava spesso di terminare in coro le frasi, probabilmente perché erano molto unite come cugine. Infatti l’una era praticamente la migliore amica dell’altra. 
Poco distante, nel bel mezzo di piazza San Marco...
- Germaniaaa~! Dove dobbiamo incontrare Sardegna e Toscana di preciso? - chiese Feliciano a Ludwig con il suo solito modo di fare allegro e sereno.
- Te l'ho detto cento volte, gegenteil (di fronte) al campanile! - rispose bruscamente. 
Germania, un ragazzo molto muscoloso e alto, capelli biondi, corti e tirati all'indietro e dagli occhi azzurro ghiaccio. Ha sempre avuto il carattere di un vero e proprio soldato: puntuale, sveglio e diligente, ma sotto tutta questa durezza si è sempre nascosto un cuore tenero. 
Italia del Nord, Feliciano, invece è sempre stato un simpatico ragazzo che adora le donne e la pasta, allegro, ma un po' piagnucolone. I suoi capelli sono castani e gli occhi , grandi ed espressivi, sono del medesimo colore ma con riflessi color miele. Dietro di loro, tutta la cricca degli invitati chiacchierava, curiosa di sapere di più riguardo a ciò che le due regioni italiane avevano avuto in mente, mentre si dirigeva al campanile per incontrare le due ragazze in questione. Tutti quella mattina, quando ritrovarono quell’invito da parte loro sul comodino, rimasero piuttosto sorpresi. Intanto Sardegna e Toscana stavano ancora aspettando il loro arrivo.
- Uff...non li vedi, Stesso? - domandò Sardegna, ancora seduta sullo stesso gradino mentre giocherellava col suo ciuffo arricciato di famiglia, perfettamente rivolto verso destra come sempre.
- Mmh… ancora… BAH! Eccoli! - esclamò Toscana entusiasta. Nelle due si accese un sorriso eccitato e accolsero i loro amici con risate allegre e caldi saluti. Quando Toscana arrivò a salutare Germania però si bloccò. Il suo sguardo si assottigliò e il tedesco sentì un brivido percorrergli la schiena.
- (C)he ci fa qui i’ Crucco? - domandò con astio verso sua cugina.
- Bhè quando ho detto i componenti dell’Asse…intendevo anche lui compreso Sara…- fece sorridendo innocentemente.
- Ma tullo sai (c)he a me mi stà sull’anima! - sbottò la toscana, non curandosi che Germania la sentisse, visto che era proprio di fronte a lei.
- Toscana…Bist Du (sei ) ancora arrabbiata per il fatto di San Gimignano? - domandò rassegnato il biondo, sapendo che la ragazza proprio non riusciva a perdonarlo per ciò che era successo durante la Seconda guerra mondiale.
- Certo (c)he la sono ancora arrabbiaŧa! Volevi distruggè le ŧorri solo pe’ allontanare Inghilterra e Scozia! Ma te eh tu se’ di morto grullo se tu pensi (c)he ti perdoni (c)hosì facilmente! - fece puntellando il petto di Germania con un dito con fare arrabbiato.
- Via via, cerchiamo di andare tutti d’accordo. In fondo se io e te siamo diventati amici, auch mein Bruder può diventarlo no? Kesesesese! - intervennè a quel punto Prussia mettendosi fra la ragazza e il fratello minore.
- B-bruder? I’ crucco..l’è i’ tu fratello?! - fece scioccata la castana, non aspettandosi che il ragazzo con cui si era subito trovata in sintonia e aveva fatto amicizia la sera prima, fosse fratello del tedesco che proprio non riusciva a sopportare.
- Ja, West è mio fratello minore! - fece tutto entusiasta.
- Sinceramente un me l’aspettavo. Insomma, rispetto a i’ Crucco tu se’ di morto più simpati(c)ho e…-
- Fantastisch? - domandò il prussiano interrompendo la ragazza a metà della frase, con il suo solito sorriso beffardo stampato in volto.
- Bhè…sì. Decisamente sei più “fantastico” rispetto a i’ tu fratello.- fece dopo una breve pausa la castana, la quale effettivamente lo trovava un tipo molto simpatico. 
- Kesesesesese! Sapevo di essere il più fantastico dei due! Visto Bruder? Kesesese. - esclamò eccitato vantandosi col fratello.
- Oh Jesus…- fece il tedesco portandosi una mano sulla fronte rassegnato.
- Allora, per quale fottuto motivo ci avete chiamato? - chiese con noncuranza Romano, aka Italia del Sud, col suo solito modo di fare sgarbato, intromettendosi nella discussione.
- Vedi di fare meno lo st***zo, Fradeddu. Allora, vi abbiamo radunati tutti qui per parlare insieme della vacanza di cui vi abbiamo accennato nell'invito che avete ricevuto...vedo che avete portato tutti i bagagli! - fece entusiasta.
Si udirono battiti di mani e fischi di felicità ed entusiasmo, più che altro da parte dei più casinari. Effettivamente tutti avevano gradito l’idea del viaggio, anche Romano, che comunque continuava a fingersi scocciato da ciò.
- Ecco, visto (c)he l’è un viaggio di gruppo, decideremo tutt’insieme la destinazione. (C)he in questo caso un sarà una ma tante. Però, prima di (q)huesto, dobbiamo decidè il mezzo di ŧrasporto..- continuò Toscana. 
Silenzio. 
Nessuno aveva idee. Purtroppo non c'erano aerei che portassero da una parte all'altra del mondo con pochi spiccioli. Servivano soldi, molti soldi. 
A un certo punto però, Francia ruppe il silenzio. 
- Idée! - gli sguardi di tutti si rivolsero verso il francese, che con fare orgoglioso raccontò la sua idea. Spiegò che non era arrivato a Venezia con un volo, ma con il suo jet privato e propose che di conseguenza potevano muoversi tutti insieme con quello. 
Tutte le Nazioni furono d'accordo, persino Arthur concesse al francese di aver avuto una buona idea per una volta. 
- Però...- continuò Francis - ...la prima tappa del viaggio dev' essere Paris. Non vorrete rinunciare al vostro viaggio, n'est ce pas~? - concluse facendo l’occhiolino verso il gruppo.
Francia era stato furbo. A quel punto i suoi compagni di viaggio avrebbero dovuto accontentare la sua richiesta, altrimenti non avrebbero avuto i mezzi per fare la vacanza.
- Ya know, Francis, sometimes sei il ritratto di un Dumbass! - intervenne America. 
Alla fine gli amici si arresero e la diedero vinta a Francia. 
- But...sei sicuro che il tuo jet possa ospitarci tutti, frog? - chiese Inghilterra con aria di sfida. 
- Oh, aspetta e vedrai Angleterre. Seguitemi, dovremo andare a Mestre! - disse a quel punto Francia facendo dietro front e percorrendo tutta piazza San Marco altezzoso come sempre, con dietro le altre nazioni, Toscana e Sardegna che lo seguivano piuttosto incuriosite. 
Il francese li portò fino alla stazione della città, la quale era piuttosto distante da dov’erano partiti. Presero il treno per tornare sulla “terraferma” e arrivati a Mestre nel giro di una ventina di minuti, scesero per dirigersi verso un hotel che si trovava, per fortuna, poco distante da lì. Era un albergo a cinque stelle enorme, con tutta probabilità era alto 20 piani. 
Il francese fece di nuovo cenno di seguirlo e, cammina cammina per i corridoi dell'albergo di lusso, raggiunsero un enorme giardino. Era a pianta circolare e sembrava un'arena olimpionica per la sua grandezza. Ma la cosa che stupì più di tutte il gruppo era che non c'era niente. Era completamente vuoto. 
- Francis, che diavolo vòle di’ tutto (q)huesto? - disse Toscana scocciata, conoscendolo bene e sapendo che spesso il francese combinava qualche guaio. Lo aveva soprattutto imparato quando era maulugaratamente finita per un breve periodo sotto il suo controllo, quando Napoleone aveva “liberato” l’Italia dal potere di Austria.
- Tranquilla ma cherie, so che tra poco resterete a bocca aperta. Soprattutto tu, ma belle Toscan.- Le disse facendole l’occhiolino con fare furbo. 
Toscana non poté fare a meno di sbuffare e incrociare le braccia, scocciata, sia da tutto quel mistero che dal comportamento dell’amico nei suoi confronti. Quando Francis la chiamava con aggettivi francesi le dava sempre fastidio, poiché tutto ciò la metteva sempre a disagio. 
Francis prese un telecomando nero con un unico pulsante verde e lo schiacciò. 
- Allora aru? - chiese Cina dopo qualche secondo, scocciato quasi quanto Toscana. 
Un attimo dopo, si sentì il rumore di un motore. I ragazzi guardarono verso l'alto e rimasero a bocca aperta. 
Un jet enorme era sopra le loro teste, verniciato e lucidato in maniera impeccabile, completamente bianco e con tre strisce oblique con i colori della bandiera francese sulla fiancata. 
Quando il jet si posò finalmente a terra, Francia fece un sorrisetto compiaciuto. 
- Alors, che vi avevo detto? - 
Non rispose nessuno. Erano tutti intenti a guardare l'enormità e ogni particolare del jet. 
- Suteki na (Meraviglioso)...ogni particolare di questo macchinario mi rende sempre più sorpreso…!- osservò Giappone, prendendo la macchina fotografica e immortalando la bellezza di quel jet con una miriade di fotografie.
- Coraggio, salite! - disse Francia, tutto pimpante e orgoglioso del suo bel jet. 
I ragazzi salirono, distraendosi dall'enormità del velivolo. Ma le sorprese non erano finite; infatti una volta entrate, le nazioni rimasero ancora più meravigliate. 
Visto da fuori, il jet era stupendo, ma visto da dentro era tutt'altra cosa. 
Aveva un salotto grandissimo, con tre divani in pelle, due poltrone, un tavolino di vetro basso e una tv piatta al plasma. Poco più in là si estendeva la cucina, che era munita di ogni accessorio per poter cucinare piatti deliziosi, un frigo alto due metri e un tavolo grande di legno. 
Era tutto assolutamente unico, fantastico. 
- Jaques! Accendi il motore, partiamo per Paris! - disse facendo una piroetta Francia, rivolgendosi sicuramente al pilota del velivolo. 
Il viaggio non fu troppo lungo, dato che con il jet ci voleva solo un’ora e mezza da Venezia a Parigi. 
Così i ragazzi trascorsero il tempo chiacchierando e scherzando. 
- Ehm…Hello Sardinia. How are you? Dormito bene? - salutò l’inglese la sarda, la quale stava guardando fuori dal finestrino le nuvole.
La ragazza si voltò verso il biondo di scatto arrossendo leggermente, non aspettandosi che l’inglese le se avvicinasse così all’improvviso.
- Oh! Ciao Inghilterra! Ecco…si sto bene e abbiamo dormito bene, moooolto bene eheheh…- disse tutto d’un fiato la ragazza. - Scusa, è che non mi aspettavo che mi venissi a parlare così all’improvviso stesso…eheh…- fece grattandosi con un dito la guancia destra, leggermente imbarazzata per la risposta impacciata che gli aveva dato.
- Don’t worry, sono stato anche io ad arrivarti alle spalle senza prima annunciare la mia presenza. Sorry. - si scusò Arthur con modo da vero gentleman.
- Non ti scusare, non ce n’è bisogno. - fece sorridendo dolcemente, commossa per la gentilezza dell’inglese. - Comunque come stai? Hai dormito bene anche tu? - domandò cordiale la sarda, rilassandosi un poco.
- Certainly. Ho dormito magnificamente. Ammetto di essere rimasto sorpreso nel trovare il vostro invito sul comodino al mio risveglio. Come avete fatto se mi è concesso di saperlo? - chiese curioso il biondo.
- Bhè, abbiamo chiamato le nostre amiche fate, grazie ad un amuleto magico che ci avevano fatto in dono. Grazie a quello possiamo chiamarle in ogni momento! - rispose tutta entusiasta la sarda.
- Really?! It’s amazing! E quindi…sono state loro a portarci gli inviti? - domandò perdendo la compostezza inglese che fino a quel momento lo caratterizzava, per lasciare spazio alla più sincera emozione nel sapere di più.
- Già. - rispose allegra.
- Wow non ci avevo mai pensato finora ma…ehm ecco, è un ottimo modo per mandare degl’inviti in modo veloce e sicuro. - disse cercando di tornare un po’ più composto nei modi. - You know, mi dispiaceva che non ci fossimo scambiati troppe parole stamattina and…so avevo voglia di parlare con te almeno durante il viaggio…- disse sorridendo. - Mi trovo molto bene a conversare with you. -
- Davvero? Bhè anche per me è la stessa cosa! Almeno non mi sento…”la strana” se parlo di creature magiche eheh… mi sento a mio agio e posso parlare di tutto ciò che mi passa per la testa.- fece arrossendo leggermente per ciò che aveva detto l’inglese.
- For me is the same exact thing! - esclamò a quel punto sorridendo contento.
Mentre i due ragazzi continuavano a conversare animatamente del più e del meno, la toscana sorrise sorniona nel vederli così affiatati, per poi avvicinarsi al gruppetto che si trovava ai divanetti.
- Siete emozionati pe’ questo viaggio? - chiese Toscana accomodandosi sul divano di fronte al prussiano e a Spagna, i quali stavano discorrendo delle cose più disparate. 
- JA! Sono prontissimo e gasatissimo! - disse Prussia con entusiasmo. 
- YES, ME TOO! - urlò America, gasato esattamente quanto Prussia, da dietro le spalle di Toscana. 
- Inizierò a prendere in considerazione l'idea che voi due siete identici. - commentò Inghilterra, infastidito dall’urlo dell’americano, interrompendo per un attimo la conversazione che aveva intrapreso con Sardegna. 
- Per una volta concordo con te, England. - fece Germania rassegnato. 
Tutti risero a quell’affermazione. Erano emozionatissimi per il viaggio e l'idea di passare del tempo tutti insieme, nonostante alcuni attriti fra di loro, e prendersi una vacanza li esaltava.
- Tu e Cerdeña avete avuto un’ottima idea comunque! - fece sorridendo allegro Antonio. - Inoltre in questo modo potrò passare un po’ di tempo con il mio Lovinito! - esclamò a quel punto abbracciando l’italiano che si era appena seduto di fianco a lui sul bracciolo del divano.
- Eh?! L-lasciami bastardo spagnolo! Io invece non sono per niente contento di passare del tempo con te!- esclamò il ragazzo con fare scorbutico arrossendo come un pomodoro, mentre cercava di staccarselo di dosso.
- Ahahah tu se’ rosso (c)hom’un pomodoro (c)hugino! Se’ si(c)huro di un essè punto (c)hontento della presenza d’ Antonio? - fece la castana sorridendo sorniona. Amava prendere in giro Romano sul suo rapporto con Spagna, soprattutto visto che era molto amica di quest’ultimo.
- Stà zitta Toscana! O giuro che ti farò sparire quel sorrisetto dalla faccia! - sbraitò contro la cugina arrossendo ancora di più, stavolta oltre che per l’imbarazzo anche per la rabbia. 
- Uuuuh guarda, me la fò sotto dalla fifa! - rispose alla provocazione la ragazza con tono sarcastico.
Al ragazzo a quel punto gli venne in mente un buon modo per fargliela pagare. 
- Tsk, potresti almeno chiedere a quello scemo di America, visto che è al reparto delle bibite, se mi può prendere una Coca Cola con la cannuccia corta corta? - domandò scontroso incrociando le braccia, ma cercando di trattenere a stento un sorriso maligno.
- Via! Ti faro (q)huesto piacere!- 
In quello stesso istante sia Sardegna che Inghilterra, sentendo ciò che Romano aveva detto a Toscana, si allarmarono, capendo entrambi ciò che il ragazzo voleva farle dire.
- No Toscana non farlo! - dissero in coro.
- Ameri(c)ha, pòi dammi un bicchiere di Hoha hola hon la hannuccia horta horta? - 
Un silenzio di tomba cadde nella stanza. E dopo pochi secondi tutti a parte Sardegna e Inghilterra, iniziarono a ridere come non mai. A quel punto Sara si accorse di essere cascata in quella burla. 
Quella stupida burla che tutti si divertivano a fare ai Toscani a causa del loro dialetto. E che di conseguenza facevano spesso anche a lei per prenderla in giro.
- AHAHAHAHAHAH, Tuscany hai una parlata strana! Ma questa volta ti sei superata!! AHAHAHAH!!!- fece America scoppiando a ridere alla sua maniera sguaiata.
- ROMANOOOOOO!!!!! ORA T’AMMAZZO A FORZA DI SPRANGATE Nì MURO!!!! - sbraitò contro il cugino diventando paonazza in viso dalla rabbia e dalla vergogna. Quando si arrabbiava Toscana diventava spaventosamente sboccata e pericolosa. Quindi era sempre meglio evitare una situazione del genere. Per fortuna in quel momento non lo era esageratamente…il che è tutto un dire.
- Su su Toscana, non è niente di grave…vero? - fece Inghilterra con aria minacciosa verso gli altri tirando fuori la sua bacchetta magica. Essendo il suo migliore amico, non sopportava se qualcuno rideva di lei e della sua parlata.
- Già! Niente di grave! Eh eh. - fecero in coro coloro che stavano ridendo, avendo paura che l’inglese gli facesse qualcosa di assurdo con quella sua stupida bacchetta.
Il prussiano però sorrise sornione continuando a ridere sommessamente.
- Che c’hai da ridè? Ti sembro strana pecchè c’ho una parlaŧa partiholare? - domandò scoccando un’occhiataccia verso il ragazzo.
- Nein, nein. E’ che trovo la tua parlata sehr (molto) divertente e tremendamente carina. Mi piace troppo! -
La ragazza arrossì. Nessuno fino a quel momento aveva definito la sua parlata…carina. Figuriamoci trovare qualcuno a cui persino piaceva.
- Davvero un la trovi…strana? - 
- Nein, non la trovo affatto absonderliche (strana) anzi, è Fantastische kesesesesese!-
- Bhè allora…grazie…- fece a quel punto arrossendo con un bel sorriso sulle labbra rivolto al prussiano.
A quel punto fu Prussia a rimanere sorpreso. Aveva visto più volte sorridere la toscana, per tutto il tempo in cui era stato in sua compagnia, ma quello fu il primo sorriso che lo colpì veramente. Era il più dolce che avesse sfoggiato fino a quel momento, era bellissimo. 
A un certo punto, il motore che aveva rombato per tutto il viaggio, non si sentì più. 
- Nous sommes arrivés! Andiamo a fare un giro qui a Parigi, vi farò io da guida ohnohnohnohn. - esclamò facendo una piroetta e l’occhiolino con il suo solito sorriso malizioso sulle labbra.
- Ehm…e dove dovremmo alloggiare Aru? - chiese Cina piuttosto perplesso.
- Già Da. - concordò per una volta Russia con Yao. - Io avrò la stanza con Cina vero? Almeno potrai entrare a far parte della grande madre russia Da? - domandò poi verso il cinese.
- Aaaah Non se parla Aru! - esclamò nel panico più totale il moro.
- Mes chères, non vi preoccupate. Durante il volo vi ho prenotato delle camere in un hotel très chic, vicino al centro di Parigi. Bien sûr, offerto da me ohnohnohn. - 
- Bene allora cosa aspettiamo!? Let’s go Everybody!! - esclamò America con entusiasmo.
Così i ragazzi, i quali erano atterrati con il jet nel giardino della villetta di Francia, vennero accompagnati da quest’ultimo alla metropolitana. Infatti, grazie ad essa, riuscirono in poco tempo a raggiungere la zona in cui si trovava l’hotel. Percorsero la strada per un quarto d’ora fino a che non arrivarono in un vicolo in cui si trovava l’entrata dell’ “Hotel Imperial”. 
- Uno un po’ più in c*lo a i’ mondo un tullo potevi trovà…- fece Toscana sarcastica al francese.
- Ma cherie, sappi che anche se non sembra si trova piuttosto vicino al centro. Inoltre entra e poi giudica ma colombe. - le rispose con la sua solita voce sensuale.
- Ok, se lo dici te…- fece la castana poco convinta.
Appena entrarono, tutti rimasero attoniti nel constatare che, effettivamente, era piuttosto bello. Le pareti e persino il banco della reception erano in un magnifico marmo di Carrara, bianco dalle venature verde smeraldo, con decorazioni fra l’Art noveau e l’arte classica. 
- Ve~ è fantastico fratellone Francia! E le decorazioni sono tutte impeccabili! - fece entusiasta Feliciano correndo da una parte all’altra per osservare più attentamente le decorazioni fatte col marmo.
- Lo so Italie ohnohnohn. Merci beaucoup.- fece gettandosi elegantemente una ciocca di capelli all’indietro.
- Allora, come ci divideremo nelle camere? - domandò a quel punto Giappone.
- Alors, le stanze sono tutte da due quindi…a voi la scelta. - disse mettendo una mano sul fianco.
- Mmmh…io e Toscana dormiremo insieme, visto che siamo le uniche ragazze del gruppo. Voi potete dividervi come più preferite…- disse Sardegna sorridendo.
- Allora Germania, Germania! Dormiamo insieme dai dai! - fece Veneziano entusiasta saltellando di fronte al biondo.
- Bhè…ecco…perché no? - rispose il tedesco sorridendo dopo un attimo di titubanza.
- Perfecto! Allora io dormirò con il mio Roma! - fece Spagna abbracciando da dietro l’italiano, il quale arrossì di botto.
- M-ma col c**zo! - sbraitò scontroso, ancora rosso in volto, mentre tentava di allontanarsi dallo spagnolo.
- Eddai (c)hugino, un credo ci siano altre persone in (q)huesta stanza (c)he vorrebbero dormì nella stessa (c)hamera (c)hon te. - fece Toscana incrociando le braccia con sorriso sornione.
- E va bene! Ma sarà solo per stavolta! - disse togliendo in malo modo le braccia di Antonio dalle proprie spalle, dopo vari tentativi falliti.
- Evviva, dormirò di nuovo con Lovinito dopo tantissimo tiempo! Fusosososo. - fece Spagna tutto contento.
- Ma stà zitto spagnolo idiota…- borbottò Romano, ancora con un leggero rossore sulle guance, guardandolo male.
- Ahahah! Japan tu dormirai nella stessa stanza con me, Alright?!?! - fece tutto energico America battendo una pacca sulla spalla al giapponese.
- C-certo Amerika - kun. Per me non ci sono problemi. - rispose Kiku dopo essersi ripreso dal colpo energico improvviso dell’americano.
- Allora Cina, dormiremo nella stessa stanza Da? - domandò il russo con sorriso gentile al cinese, poggiando la mano sulla sua spalla.
Brividi di terrore percorsero tutta la schiena del moro, il quale voltandosi lentamente si sforzò di sorridere a Russia.
- B-bhè non vedo altro modo aru…-
A quel punto Inghilterra e Prussia si scambiarono un’occhiata stranita. Erano rimasti solo loro due, i quali per di più non avevano mai avuto molto a che fare l’uno con l’altro.
- At this point…non ci resta che condividere la stanza. - constatò sospirando l’inglese.
- Kesesese, sarà un modo per conoscersi meglio! Und in questo modo avrai l’onore di stare con il FANTASTICO me kesesesese!!- esclamò mettendo un braccio intorno alle spalle dell’inglese.
- S-sure…- fece il biondo sarcasticamente.
A quel punto, dopo che ognuna delle coppie di ragazzi ebbe posato le valigie nella propria stanza, si diressero verso l’entrata dell’hotel dove li aspettava Francia.
- Alors mes amis! Il primo luogo che vi porterò a visitare sarà il meraviglioso museo del Louvre. Così visto che è ora di pranzo e non abbiamo ancora mangiato niente, pranzeremo nel ristorante del museo. - 
- Ehm…Francia non potresti approfittarne per restituire a me e a Toscana la Monna Li-…- iniziò a dire Italia, il quale però venne interrotto dal francese che gli tappò in malo modo la bocca.
- Ma di che diamine stai parlando Italie! Su forza vite vite, c’è un museo che ci aspetta! - fece il biondo per svicolare il discorso. Nonostante le occhiatacce da parte di Toscana e Inghilterra, chi per uno e chi per un altro motivo, anche loro seguirono il gruppetto andando dietro a Francia. 
Dopo una mezz’oretta raggiunsero il museo con la metropolitana, ed entrati all’interno del Louvre, si diressero insieme a Francia alla biglietteria, dove naturalmente, li fecero entrare praticamente gratis solo per la presenza del francese nel gruppo.
- Non sei emozionata di visitare il Louvre Sara?- fece tutta entusiasta Sardegna.
- Certo…se un fosse (c)he diverse dell’ opere a i’ su’ interno son mie e dei mi’ artisti…- disse con una punta di astio nella voce, rivolta nei confronti del suo amico francese.
- Forza Mattieu! Non vorrai che altre persone ci passino avanti nella fila n’est-ce pas? - esclamò all’improvviso una ragazza, dalla voce piuttosto familiare alla sarda e alla toscana, alle spalle delle due regioni.
- Sì aspettami Natalie! - le rispose una voce maschile dal tono flebile e quasi udibile.
Francesca e Sara si voltarono incuriosite e si ritrovarono di fronte una graziosa ragazza sui 18 anni, alta più o meno 1,65 cm soltanto e dalla corporatura piuttosto minuta e aggraziata. Aveva i capelli lunghi, rossicci e lisci, legati in due codi bassi da due fiocchi rossi. I suoi occhi invece erano di un celeste cristallino. Vicino a lei invece vi si trovava un ragazzo un po’ più grande di lei, dai capelli morbidi e biondi, con un ciuffo arricciolato che gli scendeva di fronte al viso. I suoi occhi, di un bel turchese chiaro, erano protetti da un paio di occhiali da vista. Aveva un’espressione dolce e tranquilla sul volto e indossava una felpa rossa con la foglia d’acero bianca, stampata sopra.
Le due li riconobbero.
Sicuramente fra tutte le persone che potevano aspettarsi, loro erano le ultime che si immaginavano di poter incontrare in un luogo simile.
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Bellissima!! Happy2 Continualaaaaaah.Kill La Kill Icon: Mako